
Cristiano Biraghi ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport-Stadio in edicola questa mattina. Ecco alcune sue parole, partendo dalla fredda accoglienza nei suoi confronti della scorsa estate: «Anche io, prima di essere calciatore, sono stato tifoso. E’ normale che in una squadra blasonata come la Fiorentina la gente si aspettasse giocatori altrettanto importanti. Il direttore (Corvino, ndr), invece, ha avuto il coraggio di scommettere su diversi di noi. Nemmeno io sapevo se davvero potessi essere all’altezza di questo club. Sono contento di aver lavorato per far cambiare idea agli scettici».
Quanto è importante per la squadra il sostegno della città?
«Determinante. Il primo faccia a faccia con i nostri tifosi l’ho avuto alla vigilia della trasferta di Bologna: venivamo da due sconfitte consecutive, di cui una contro il Verona. Erano arrabbiati per il momento, ma non ci hanno mai voltato le spalle. Poi, siamo stati bravi a riaccendere l’entusiasmo, nonostante la scomparsa di Davide. Se questo era il prezzo da pagare, avrei preferito una calma piatta».
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Qualche tempo fa lei ci disse che non ama sognare, semmai preferisce costruirli i sogni. A che punto pensa di essere adesso?
«Credo che abbiamo aggiunto tasselli importanti, ma che non possiamo permetterci di fantasticare. Restano sei gare, non ci vogliamo nascondere e ci aspetta un mese decisivo».
L’Europa non è più una chimera.
«Ora ci siamo davvero: c’è da schiacciare sul gas senza concedere spazio alle distrazioni».
Che effetto le fa pensare che, adesso, c’è anche la Fiorentina lì, a ridosso delle grandi?
«Fin dall’inizio c’erano pochissime aspettative nei nostri confronti, eppure abbiamo dimostrato il contrario. Dico che ci sono squadre molto più attrezzate di noi che sono state costruite da anni per conquistare una qualificazione in Europa, ma noi continueremo a lottare».
La classifica, nello spogliatoio, la guardate?
«La guardiamo perché è bella, ma non siamo ossessionati dal farlo. Diciamo che non ci piace specchiarci».
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Domani, intanto, arriva la Lazio. E’ davvero l’avversario più forte che, fin qui, avete incontrato?
«E’ una squadra tosta, fisica, molto quadrata. E sicura: conosce bene le qualità dei propri giocatori e trova sempre la soluzione migliore per capitalizzare. Nei momenti di difficoltà sanno di poter sfruttare le capacità aeree di Milinkovic, la profondità di Immobile e pure gli esterni sono di quelli che scattano come molle. Il derby con la Roma ha dimostrato che non c’è stato nessun contraccolpo né psicologico né fisico dopo l’eliminazione dall’Europa League».
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Quale il punto di forza della Fiorentina?
«Sempre lo stesso: giochiamo in casa e dalla nostra abbiamo la spinta della gente. Al Franchi, al di là di quello che è stato il risultato finale, siamo sempre stati protagonisti di buone prestazioni e non vogliamo distrarci». (…)