
Con tutti i loro difetti, i Promessi sposi restano un libro attuale. Possiamo leggerlo, già si era detto su questo blog (cfr. Gride manzoniane) come una eterna parabola, ancora valida, sui limiti della società italiana, che per molti aspetti appare ancora oggi ferma al Seicento, al concilio di Trento e alla dominazione spagnola. Il romanzo racconta come si possa impedire a due persone, di classe sociale non elevata, l’esercizio di un loro elementare diritto che nel caso è quello di sposarsi, perché si combinano l’arroganza del potere, la poca considerazione delle leggi e la vigliaccheria o l’avidità di chi dovrebbe difenderli. Provate a sostituire la proibizione del matrimonio con qualsiasi diritto il cui esercizio viene oggi limitato o proibito e vedrete che in Italia le regole del gioco sono rimaste le stesse: continuano ad esistere potenti e disgraziati, legulei, profittatori e vigliacchi. Chi è ancora a scuola legga il libro così (mio personale consiglio) e vedrà che tutto torna, tranne naturalmente l’intervento ex machina della provvidenza.
C’è una scena che credo sia rimasta nella memoria di molti. Mentre la popolazione assedia un forno a Milano, durante una carestia, la carrozza del gran cancelliere, lo spagnolo Antonio Ferrer, un tipo ambiguo che mentre blandiva la popolazione faceva in realtà gli interessi del governo in carica, viene presa in mezzo e gli occupanti rischiano di fare una brutta fine. Ferrer se ne esce con una esclamazione che è diventata proverbiale, rivolta al cocchiere, quell’adelante Pedro con juicio, che da allora è stata utilizzata per designare le riforme fallite in virtù della loro stessa carica innovativa. Se ci si rende conto che una riforma funziona troppo bene, ed adempie al proprio scopo, meglio tornare indietro, o procedere in avanti, si: ma in modo estremamente giudizioso. Perché ad esempio far leggere ai fedeli italiani la Bibbia in volgare? Non è che poi si faranno strane idee? Che vorranno interpretarla a loro modo? Ecco che da un certo punto le Bibbie in volgare spariscono e ai fedeli restano solo quelle in latine, da leggere con accanto un prete che spieghi.
Nel mondo del calcio, che è infinitamente meno significativo, la logica dell’adelante con juicio ha subito caratterizzato anche la riforma del Var, quando si è capito a quali conseguenze poteva portare. Un rigore contro la Juve: ma scherziamo? Un goal che avrebbe potuto permettere alla Fiorentina di rientrare in gioco contro l’Inter a San Siro? Per carità. Meglio non vedere le immagini, ha pensato Tagliavento-Don Abbondio, non sono obbligato a farlo e non lo farò. Il giorno dopo il designatore degli arbitri Rizzoli ha chiarito che il Var è stato un “cambiamento culturale”, ma che va usato il meno possibile.