
L’attaccante croato si confessa a Sport Week, settimanale de La Gazzetta dello Sport. Tra passato e presente…
Queste le parole più significative di Marko Pjaca: “Ho smesso di crescere per colpa dell’infortunio, ma se gioco con continuità ritrovo fiducia, con la fiducia ritrovo pure i miei colpi e torno al punto in cui ero prima. Mi mancano le partite, ho solo bisogno di giocare”.
“Nessuno è mai sempre concentrato in partita. Ma, quando gioco, io ho sempre l’umore giusto, proprio perché per me il calcio è ancora un gioco, come quando ero bambino. Non l’ho mai considerato un lavoro, sempre e soltanto una passione. Io so che devo essere serio e lo sono sempre stato, ma il mio approccio al calcio non è mai cambiato“.
“Adesso punto ad essere uno dei più forti nel mio ruolo. Chi sono? Neymar e Hazard, io posso stare in mezzo a loro. Se non ci sono ancora è solo a causa degli infortuni”.
“L’idolo? Ronaldinho. Ho provato a rubargli qualche colpo, ad esempio il doppio passo: a lui riesce da Dio, a me soltanto bene (ride, ndr). Il dribbling? E’ una qualità naturale, ma si può perfezionare. Da quando sono piccolo mi piace puntare l’uomo e saltarlo, per me è più bello che segnare un gol”.
“Firenze è splendida. Vivo in Piazza della Libertà, la mia compagna va e viene dalla Croazia. Ho visitato Ponte Vecchio, Fiesole… Ed i tifosi sono appassionati“.