
‘La gestione passata’. Così più volte hanno apostrofato il ciclo Pradé-Macia il dg Pantaleo Corvino ed il Presidente Mario Cognigni. Gestione, tra altro, spesso messa in cattiva luce per l’ormai famoso buco di bilancio lasciato in eredità al Corvo. Quella gestione ha lasciato una filosofia di lavoro causa di quasi tutti i grattacapi che Corvino stesso adesso si è ritrovato in agenda. Alcuni passati, altri presenti, ed altri ancora prossimi futuri. Se c’era da fare un piccolo sacrificio economico, Pradé lo faceva. Esempi: il contratto pesante di Gonzalo Rodriguez, che poi con l’avvento di Corvino ha trovato un muro. Ma anche quello di Babacar. Fuori da ogni logica per un panchinaro nelle idee di Corvino. Fino ad arrivare a Borja Valero. Per gli over 30 Corvino ha rigidi parametri, e li ha sempre avuti. Per Pradé, invece, la carta d’identità contava relativamente. Esempio: Pizarro, Aquilani su tutti. E mentre la precedente gestione aveva promesso rinnovo per altri due anni, alle stesse cifre, al ‘sindaco’, Corvino non ci ha voluto sentire da nessun orecchio su questo argomento fin dal primo giorno dal suo arrivo. Da qui il lento tira e molla. Che per la Fiorentina è un molla. Cioè: Borja resta ma senza rinnovo. Se a lui sta bene ok, e a Borja starebbe anche bene così pur di restare a Firenze. Ma non all’agente dello spagnolo che vorrebbe veder mantenuta la promessa di Pradè. Sulla quale però Corvino non ci sente.
Tetto ingaggi. Più del vecchio 2,5 milioni netti Corvino non va. Lo ha sempre fatto, e con Bernardeschi sta accadendo di nuovo.
La vecchia guardia è stata di fatto messa alla porta. Giocatori legati all’ex tecnico, all’ex ds, via. Chi per volontà del club, chi per propria scelta. Kalinic l’esempio del secondo caso.
Le future plusvalenze sono il chiodo fisso di Corvino. Indispensabili per chi guarda prima al bilancio. Non per scelta propria, certo. Ma per input della proprietà. Tant’è che tutti i giocatori portati da Corvino hanno come principale caratteristica l’esser giovani, si, ma soprattutto rivendibili per fare plusvalenza. Diks, Dragowski, Gaspar e Milenkovic ne sono l’esempio. Appeal internazionale oggi, cercando di rivenderli domani. Non certo acquisti alla Montolivo e Pazzini, presi con l’obiettivo di lottare per lo scudetto entro cinque anni.
Questo è Corvino. Che piaccia o meno. Nessun tira e molla è consentito. E per chi era abituato a trovare terreno fertile attraverso dialogo e riconoscimento, ritrovarsi un muro ha creato qualche squilibrio. Pioli ha subito sposato la linea dirigenziale. Chi non è felice e motivato può andare altrove.
E così probabilmente sarà. Kalinic e Bernardeschi su tutti. Il giro di boa é già scattato. E non da oggi. Pro e contro della filosofia di Corvino sono chiari. Eventuali risultati diranno se l’estate di Corvino atto II sarà stata da pollice verso o approvata. Il giudizio sul suo operato, al momento, è sospeso.